Dicono di me

Rassegna stampa, Istituzioni e amici

Barbara rappresenta le donne, tutte le donne, e riesce comunque a non perdere la propria identità: ha un volto, un nome che si incolla subito in testa, amori e amici che la riconoscono e ne percepiscono l’unicità. Barbara è me che scrivo, è la donna che sta leggendo e forse non conoscerò mai. Barbara ha vissuto un’esperienza tremenda e ha saputo parlarne, l’ha plasmata e, senza mistificare né togliere dolore e insicurezza ai ricordi, l’ha fatta diventare incoraggiamento, condivisione e esempio. Esempio di come si possa scoprire che la vita è meravigliosamente preziosa, di come si possa intuire che l’anima esiste. Che la chiamiamo energia, anima o Dio, esiste e viene fuori quando, nonostante tutto, si decide di sorridere.

Ho due nomi e due identità: MariaGiovanna Luini è scrittrice, Giovanna Gatti è senologa e comunicatore scientifico allo IEO di Milano. MariaGiovanna e Giovanna hanno imparato a conoscere Barbara rileggendo molte volte la sua storia, l’hanno vista con gli occhi di chi la ama, di chi l’ha incontrata qualche volta e di chi fa parte del suo quotidiano. MariaGiovanna si è commossa e ha apprezzato Barbara narratrice di una storia drammaticamente vera e umana, Giovanna ha pensato al suo rapporto con le donne, quelle che non tollera di chiamare “pazienti”. Eh, sì, la parola paziente proprio non entra nel mio linguaggio: sarà che ha dentro significati diversi, sarà che toglie un goccio di identità alla persona, a me piace chiamare la gente con il nome di battesimo. Oppure chiamo, dentro di me, con lo sguardo, con i lineamenti dei volti che non dimentico mai. Proprio mai.

Detesto la retorica, lo sanno i miei lettori e anche le donne che seguo in IEO. Non mi piacciono le lacrime chiamate, le risate scaturite da battute da due soldi. Mi piace la verità, anche quando fa un po’ male. Ormai succede molto spesso che mi si chieda di leggere e commentare la storia di qualcuno che, purtroppo, ha avuto un tumore, e non sempre scorgo nei testi che leggo il valore universale. Attenzione: alludo al valore letterario universale, perché quello personale è riconosciuto a priori, non serve scrivere e neanche raccontare. C’è e basta. Dunque, dicevo del valore letterario universale: non tutte le storie che mi fanno leggere ce l’hanno. Perché non riescono ad arrivare a un significato oltre l’esperienza personale, perché non decollano e portano oltre. La storia di Barbara arriverà lontano, colpirà coscienza e fantasia, saprà porgere un messaggio di cui abbiamo tutti tanto bisogno. Ognuno coglierà la parte di messaggio che desidera, ne interiorizzerà qualcosa e lascerà altro per tempi successivi, come succede con tutto ciò che si legge e ha qualche importanza. Barbara vive, ci mostra molto della sua vita e ci insegna senza pesantezza ma con moltissima, cristallina realtà. E noi guardiamo, riflettiamo, leggiamo. Portiamo a casa un senso, un gesto, un ricordo che verrà con noi. Io, tra le altre cose, porterò con me questo: “la vita è uno specchio, se sorridi ti sorride”.

Ora, salutando Barbara e ringraziandola per avere condiviso con me il senso, il ricordo di questa sua terribile, devastante, fondamentale, preziosissima esperienza, sorrido.

 

MariaGiovanna Luini

(Tratto dal libro ALOHA Alito di Vita! Non solo cancro)

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